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Teoria del vaccino orale antipolio sull'origine dell'AIDS

Da Cantiere.
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La teoria del vaccino orale antipolio sull'origine dell'AIDS propone che l'epidemia di HIV/AIDS si sia sviluppata a causa della contaminazione di uno o più lotti di vaccini orali antipolio con un SIVcpz, un virus degli scimpanzé ritenuto dalla comunità scientifica il progenitore del virus HIV-1.

In particolare la teoria del vaccino orale antipolio (OPVT), pone l'attenzione sulle sperimentazioni effettuate fra il 1957 e il 1960 nell'allora Congo Belga e nel Rwanda-Urundi (attuali Rep. Dem. del Congo, Rwanda e Burundi) su oltre un milione di persone con un vaccino sperimentale denominato CHAT e sviluppato dal Dr. Hilary Koprowski dell'Istituto Wistar di Philadelphia.

I sostenitori della teoria fanno notare una forte correlazione fra il luogo delle vaccinazioni e l'epicentro dell'epidemia di HIV/AIDS e il precedente dell'SV40, un altro virus delle scimmie trasmesso all'uomo attraverso i vaccini antipolio. Durante tutto il XX secolo la produzione dei vaccini antipolio si è basata sulla coltivazione del virus della polio in colture di tessuto di reni di scimmia (Monkey Kidney Tissue Cultures).

La teoria è stata trattata diverse volte su riviste scientifiche oltre che in due meeting di discussione: il primo nel 2000 alla Royal Society di Londra<ref name="RoyalSociety">AA.VV., Origins of HIV and the AIDS epidemic. Papers of a discussion meeting. 11-12 September 2000, "Philos. Trans. R. Soc. Lond. B Biol. Sci.", 29 giugno 2001, 356(1410), 781-977.</ref>, il secondo nel 2001 all'Accademia dei Lincei a Roma<ref>http://www.lincei.it/modules.php?name=Convegni&file=lista&func=Convegni_edit&Id=201</ref>.

I maggiore sostenitori della teoria sono: il ricercatore indipendente Edward Hooper, autore del volume "The River"; il professor Brian Martin, che ha studiato la controversia come un caso di soppressione di dissenso; il grande biologo evoluzionista inglese William Donald Hamilton, scomparso nel 2000.

La comunità scientifica ritiene che la teoria sia stata definitivamente confutata.

La basi della teoria

HIV e virus delle scimmie

Due specie di HIV sono presenti nell'uomo: HIV-1 e HIV-2. Nonostante ambedue i virus siano in grado di provocare immunodeficienza nell'uomo (AIDS), le due specie sono a tal punto diverse fra loro da necessitare di due test distinti per l'individuazione.

È largamente accettato dalla comunità scientifica che ambedue i virus derivino da virus delle scimmie<ref name="Hahn2000">B.H. Hahn, G.M. Shaw, K.M. De Cock, P.M. Sharp, AIDS as a zoonosis: scientific and public health implications, "Science", 287(5453), 28 gennaio 2000, 607-14.</ref> (SIV). Nello specifico si considera che il progenitore del virus HIV-2 sia il SIVsm, un virus ritrovato naturalmente nelle scimmie Sooty Mangabeys, mentre si ritiene che il progenitore del virus HIV-1 sia il SIVcpz<ref name="Gao1999">F. Gao, E. Bailes, D.L. Robertson, Y. Chen, C.M. Rodenburg, S.F. Michael, L.B. Cummins, L.O. Arthur, M. Peeters, G.M. Shaw, P.M. Sharp, B.H. Hahn, Origin of HIV-1 in the chimpanzee Pan troglodytes troglodytes, "Nature", 4 febbraio 1999, 397, 436-41. Vedi pure R.A. Weiss, R.W. Wrangham, From Pan to pandemic, "Nature", 4 febbraio 1999, 397, 385-6.</ref> <ref name="Corbet2000">S. Corbet, M.C. Muller-Trutwin, P. Versmisse, S. Delarue, A. Ayouba, J. Lewis, S. Brunak, P. Martin, F. Brun-Vezinet, F. Simon, F. Barre-Sinoussi, P. Mauclere, env sequences of simian immunodeficiency viruses from chimpanzees in Cameroon are strongly related to those of human immunodeficiency virus group N from the same geographic area, "J. Virol.", gennaio 2000, 74(1), 529-34.</ref> , un virus degli scimpanzé. Diverse teorie sono state sviluppate per spiegare come possa essere avvenuto questo passaggio fra specie (zoonosi), in considerazione anche della capacità di trasmissione relativamente bassa di queste specie di virus.

Teoria dominante e altre teorie comparabili

La teoria dominante (a volte definita teoria del cacciatore) propone che il passaggio del virus sia avvenuto involontariamente durante la macellazione delle carni di scimmia<ref name="Marx1991">P.A. Marx, Y. Li, N.W. Lerche, S. Sutjipto, A. Gettie, J.A. Yee, B.H. Brotman, A.M. Prince, A. Hanson, R.G. Webster et al., Isolation of a simian immunodeficiency virus related to human immunodeficiency virus type 2 from a west African pet sooty mangabey, "J Virol", agosto 1991, 65(8), 4480-5.</ref>, consumate come alimento in molte regioni d'Africa. (Ammann)

Altre teorie però ritengono che la teoria del cacciatore non sia sufficiente a spiegare l'insorgenza dell'epidemia di AIDS solo nel XX secolo, visto che le scimmie fanno parte della dieta africana da centinaia, se non migliaia di anni.

La teoria del riutilizzo seriale delle siringhe non-sterili completa la teoria del cacciatore proponendo che la diffusione e l'adattamento del virus al corpo umano sia avvenuto attraverso il riutilizzo ripetuto in Africa di aghi non sterilizzati durante le campagne di vaccinazione e le cure ospedaliere ordinarie. L'OMS ha riconosciuto il problema della sterilizzazione degli strumenti medici come un'emergenza per molti paesi in via di sviluppo.

Un'altra teoria (poco discussa) riapre il capitolo delle sperimentazioni con sangue e tessuto di scimmie, effettuate nel XX secolo. Nella letteratura medica si incontravano fra il 1922 e il 1955 "diversi casi in cui a umani era stato iniettato sangue di scimmia contenente parassiti della malaria" per scopi terapeutici<ref name="Gilks1991">C. Gilks, AIDS, monkeys and malaria, "Nature", 354(6351), 28 novembre 1991, 262; C. Gilks, Man, monkeys and malaria, "Philos. Trans. R. Soc. Lond. B Biol. Sci.", 356, 29 giugno 2001, 921-2.</ref>.

Una variante di quest'ultima pone l'attenzione, invece, agli "innesti testicolari" effettuati a centinaia di persone soprattutto nella prima metà del secolo, in cui pezzetti di testicoli, in particolare di scimpanzé, venivano iniettati nel muscolo addominale retto o nella borsa scrotale.<ref>R.G. Gosden, AIDS and malaria experiments, "Nature", 23 gennaio 1992, 355(6358), 305.</ref>

La teoria del vaccino orale antipolio propone invece che il passaggio dalle scimmie all'uomo sia dovuto a vaccini antipolio contaminati.

Produzione dei vaccini antipolio e SV40

Come per molti altri vaccini il procedimento alla base della produzione di vaccini antipolio consiste nella coltivazione su scala industriale dei vari ceppi del virus della polio in colture di tessuti animali o linee umane. Nel caso specifico dei vaccini orali antipolio durante tutto il XX secolo sono state utilizzate colture di tessuti di rene di scimmia.

I vaccini antipolio si dividono essenzialmente in due tipi: vaccini inattivati, iniettati in inframuscolare, e vaccini attenuati, somministrati per via orale.

Il ricercatore Jonas Salk sviluppò il primo vaccino inattivato ritenuto sicuro ed utilizzato per le campagne di vaccinazione di massa effettuate a partire dal 1954 negli Stati Uniti, seguito poi dal vaccino orale attenuato sviluppato da Albert Sabin e sperimentato con successo alla fine degli anni Cinquanta in URSS.

Durante tutti gli anni Cinquanta venivano utilizzate, nella produzione di ambedue i vaccini, esclusivamente scimmie asiatiche (Rhesus Macaque). Nel 1960 però si scoprì che questo tipo di scimmie risultava naturalmente infetto con un virus, denominato poi SV40.

L'identificazione dell'SV40<ref name="ftn32">B.H. Sweet, M.R. Hilleman, The vacuolating virus, S.V. 40, "Proc. Soc. Exp. Biol. Med.", 105, novembre 1960, 420-7.</ref> e il suo ritrovamento in numerosi lotti di vaccini sia Salk che Sabin<ref name="ftn33">K. Shah, N. Nathanson, Human Exposure to SV40: Review and Comment, "Am.J.Epidemiol.", 103, 1976, 1-12.</ref>, provocarono una certa apprensione nella comunità scientifica, poiché un primo test dimostrava il potere cancerogeno di questo virus nei criceti.<ref name="ftn34">A.J. Girardi, B.H. Sweet, V.B. Slotnick, M.R. Hilleman, Development of tumors in hamsters inoculated in the neonatal period with vacuolating virus, SV-40, "Proc. Soc. Exp. Biol. Med.", 109, marzo 1962, 649-60.</ref>

Il Dr. Koprowski, uno dei pionieri nella ricerca di un vaccino antipolio, aveva proposto energicamente di non usare più scimmie nella produzione dei vaccini, in quanto altri virus non identificati potevano nascondersi nelle colture di tessuti di rene di scimmia.<ref name="ftn35">H. Koprowski, S. Plotkin, Notes on Acceptance Criteria and Requirements for Live Poliovirus Vaccines, WHO document WHO/BS/IR/85, 1 novembre 1960.</ref>

Invece di passare a linee di cellule umane (HCL), come proposto da Koprowski, si scelse semplicemente di abbandonare l'impiego di scimmie asiatiche, infettate in gran percentuale dall'SV40, e di utilizzare scimmie africane, che invece risultavano essere prive di questo agente virale.

Con le prime osservazioni sulla popolazione vaccinata con i vaccini contaminati dall'SV40 la comunità scientifica si tranquillizzò, poiché sembrava che la sorte avesse voluto che questo virus fosse innocuo nell'uomo (anche se studi recenti hanno riaperto il caso<ref name="ftn36">M. Carbone et al., Simian Virus 40-Like DNA Sequences in Human Pleural Mesothelioma, "Oncogene", 9, 1994, 1781-1790. e (BOOKCHIN, D. et al., "The Virus and the Vaccine : The True Story of a Cancer-Causing Monkey Virus, Contaminated Polio Vaccine, and the Millions of Americans Exposed.", 2004)</ref>).

I sostenitori della teoria del vaccino orale antipolio sostengono che il caso dell'SV40 rappresenti un precedente che avvalora la plausibilità del passaggio dalle scimmie all'uomo attraverso vaccini antipolio dei virus progenitori degli HIV.

Le sperimentazioni nel Congo belga e nel Rwanda-Urundi

È generalmente accettato dalla comunità scientifica che l'epicentro dell'epidemia di HIV-1 è l'Africa Sub-sahariana. I primi studi degli anni Ottanta puntavano soprattutto alla zona dei grandi laghi<ref name="ftn50">R.J. Biggar, M. Melbye, L. Kestens et al., Seroepidemiology of HTLV-III antibodies in a remote population of eastern Zaire, "Br.Med.J.", 290, 16 marzo 1985, 808-810. (R.J. Biggar, P.L. Gigase, M. Melbye, L. Kestens, P.S. Sarin, A.J. Bodner, P. Demedts, W.J. Stevens, L. Paluku, C. Delacollette et al., ELISA HTLV retrovirus antibody reactivity associated with malaria and immune complexes in healthy Africans, "Lancet", 2(8454), 7 settembre 1985, 520-523 e R.J. Biggar, Possible nonspecific association between malaria and HTLV-III/LAV, "N.Engl.J.Med.", 15(7), 14 agosto 1986, 457-458). (D.B. Hrdy, Cultural practices contributing to the transmission of human immunodeficiency virus in Africa, "Rev.Infect.Dis.", 9(6), 12 novembre 1987, 1109-1119).</ref>., mentre gli studi più moderni si focalizzano in un'area più a Ovest (Cameroon).

La traccia più vecchia di HIV-1 nell'uomo è del 1959 ed è stata rinvenuta in un campione di sangue prelevato nell'allora Leopoldville (attuale Kinshasa, Rep. Dem. del Congo)<ref name="Zhu1998">T. Zhu, B.T. Korber, A.J. Nahmias, E. Hooper, P.M. Sharp, D.D. Ho, An African HIV-1 sequence from 1959 and implications for the origin of the epidemic, "Nature", 5 febbraio 1998, 391(6667), 594-7. Vedi anche S. Wain-Hobson, Immunodeficiency viruses. 1959 and all that, "Nature", 5 febbraio 1998, 391(6667), 531-2.</ref>.

La teoria del vaccino orale antipolio ipotizza che in particolare i vaccini contaminati fossero quelli somministrati nella prima sperimentazione di massa effettuata nell'allora Congo belga fra il 1957 e il 1960<ref name="Courtois58">G. Courtois, A. Flack, G.A. Jervis, H. Koprowski, G. Ninane, Preliminary report on mass vaccination of man with live attenuated poliomyelitis virus in the Belgian Congo and Ruanda-Urundi, "Br.Med.J.", 34(5090), 26 luglio 1958, 187-190.cit. Il primo rapporto sulle vaccinazioni di massa informava della somministrazione di vaccini Koprowski a quasi un quarto di milione di persone nella valle di Ruzizi e in varie altre località del Congo Belga e dei territori del Ruanda-Urundi.</ref>, in cui più di un milione di persone<ref name="TheRiver">E. Hooper, op. cit., pp. 742-743.</ref> furono vaccinate con il vaccino orale antipolio denominato CHAT, sviluppato dal Dr. Hilary Koprowski, neo-direttore dell'Istituto Wistar di Philadelphia.

Sulle vaccinazioni nel Congo belga già all'epoca l'OMS aveva sollevato dubbi sulla sicurezza e le modalità di sperimentazione.

Per via delle tensioni e per lo scoppio della guerra civile non è stato possibile sorvegliare l'efficacia della vaccinazione e con il tempo la maggior parte dei documenti è andato perduto. In ogni caso l'esperimento aveva perso di valore perché i risultati ottenuti dal vaccino concorrente (quello di Albert Sabin) surclassavano il vaccino di Koprowski.

Storia e evoluzione della teoria

Primi accenni

In un'articolo del 1985 pubblicato su Science, che presentava l'isolamento di un virus simile all'HIV nelle African Green Monkeys, venne fatto notare che:

"molti dei vaccini orali antipolio (OPV) usati in tutto il mondo sono prodotti in colture primarie di cellule di rene di questa specie."<ref>P.J. Kanky, J. Alroy, M. Essex, Isolation of T-Lymphotropic Retrovirus Related to HTLV-III/LAV from Wild-Caught African Green Monkeys, "Science", 230, 22 novembre 1985, 951-4. Nel 1988 il risultato di questo gruppo di ricercatori fu invalidato, poiché risultò essere una contaminazione di laboratorio. Comunque un virus dell'immunodeficienza delle African Green Monkeys fu correttamente identificato nello stesso anno (M. Fukasawa, T. Miura, A. Hasegawa, S. Morikawa, H. Tsujimoto, K. Miki, T. Kitamura, M. Hayami, Sequence of simian immunodeficiency virus from African green monkey, a new member of the HIV/SIV group, "Nature", 333, 2 giugno 1988, 457-61).</ref>

Contemporaneamente, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) organizzò due riunioni informali per discutere le implicazioni sulla sicurezza dei vaccini antipolio, della scoperta di virus simili all'HIV nelle scimmie<ref>WHO, T-lymphotropic retroviruses of non-human primates. WHO informal meeting, "WHO Weekly epidemiological record", 60, 30 agosto 1985, 269-70. </ref> e fece testare più di 20 lotti di vaccino antipolio usati in Europa e Nord America. <ref >A.J. Zuckerman, AIDS in primates, "Br.Med.J.", 292, 18 gennaio 1986, 158. </ref>

Una connessione indiretta fra vaccini antipolio e AIDS era stata proposta da due italiani, Sergio Giunta e Giuseppe Groppa, che facevano notare come, a partire dagli anni Cinquanta, l'aumento della richiesta di scimmie, per la ricerca nella coltura di tessuti, in particolare in relazione ai vaccini antipolio, avesse portato ad un maggiore contatto fra scimmie e uomo, con possibilità di contagio soprattutto nella fase della cattura.<ref name="ftn47">S. Giunta, G. Groppa, The primate trade and the origin of AIDS viruses, "Nature", 3 settembre 1987, 329, 22.</ref>

Nel 1989 furono due virologi sudafricani, Gerasmos Lecatsas e Jennifer J. Alexander, i quali nella maggiore rivista di ricerca medica del loro paese, scrissero:

"Tenendo presente che diverse migliaia di dosi del vaccino Salk prodotte negli anni '50 erano contaminate con l'SV40, un virus delle scimmie, ci si domanda se il tessuto di rene di scimmia non possa essere la fonte del virus dell'AIDS nell'uomo. [...] Sebbene sia semplicistico assumere e anche più difficile provare che il vaccino antipolio sia all'origine dell'infezione da HIV nell'uomo, sarebbe altrettanto naïve ignorarne la possibilità".<ref name="ftn31">G. Lecatsas, J.J. Alexander, Safe testing of poliovirus vaccine and the origin of HIV infection in man, "S.Afr.Med.J.", 76, 21 ottobre 1989, 451.</ref>

Nella loro lettera, Lecatsas e Alexander si interrogavano se l'HIV non fosse arrivato nell'uomo nello stesso modo in cui l'SV40 era stato trasmesso a milioni di persone, poiché fino al 1985 non sarebbe stato possibile testare la presenza di virus dell'immunodeficienza e la quarantena a cui venivano sottoposte le scimmie usate nella produzione del vaccino antipolio era assolutamente inefficace, visto che questi animali risultavano essere asintomatici.

L'articolo di Rolling Stone

La teoria acquista risalto con la pubblicazione nel marzo 1992 dell'articolo di Tom Curtis su Rolling Stone. <ref name="ftn58">T. Curtis, The origin of AIDS. A startling new theory attempts to answer the question "was it an act of god or an act of man?", "Rolling Stone", 626, 19 marzo 1992, pp. 54-59,61,106,108.</ref>.

Curtis aveva concordato con il ricercatore Blaine Elswood che una versione scientifica fosse pubblicata su una rivista scientifica. L'articolo preparato da Blaine Elswood, in collaborazione con il ricercatore Raphael Stricker, fu dapprima rifiutato dal "British Medical Journal", ma poi fu accettato da "Research in Virology", che però tardò più di un anno prima di pubblicarlo.<ref name="ftn60">B.F. Elswood, R.B. Stricker, Polio vaccines and the origin of AIDS, "Research in Virology", 144, marzo-aprile 1993, 175-7</ref>

La rivista Science criticò aspramente le argomentazioni di Curtis<ref name="ftn62">J. Cohen, Debate on AIDS origin: Rolling Stone weighs in, "Science", 255, 20 marzo 1992, 1505.</ref>. Ma non tutti i ricercatori accettavano di definire l'ipotesi una pura speculazione<ref name="ftn63">C.H. Fox, Possible Origins of AIDS, "Science", 256, 29 maggio 1992, 1259-60.</ref>. Curtis, precisando che l'autore della teoria era Elswood e che un articolo scientifico sarebbe stato presto pubblicato, replicò che non gli si poteva negare di essere stato sensibile a "non demonizzare la scienza medica in generale o alcun ricercatore o scienziato in particolare"<ref name="ftn64">T. Curtis, "Science", 256, 29 maggio 1992, 1260. </ref>.

L'intervento di Curtis in "Science" stimolò una presa di posizione del Dr. Koprowski<ref name="ftn66">H. Koprowski, AIDS and the polio vaccine, "Science", 257, 21 agosto 1992, 1024-7. </ref>, mentre il Wistar Institute, l'ente che Koprowski aveva diretto dal 1957 al 1991 e sotto cui aveva effettuato le campagne di vaccinazioni in Congo, aveva affidato ad un panel di esperti la valutazione della plausibilità della teoria. I risultati del gruppo di esperti furono presentati in modo inconsueto il 18 settembre 1992 in una conferenza stampa<ref name="ftn73">P. Brown, US rethinks link between polio vaccine and HIV, "New Scientist", 4 aprile 1992, 10, 395.</ref>. Le conclusioni furono raccolte in un rapporto di poche pagine che però non fu mai pubblicato<ref name="ftn74">P. Brown, Polio vaccine 'did not cause AIDS epidemic, "New Scientist", 31 ottobre 1992, 8, 396. Il rapporto, datato 18 settembre 1992, non fu mai pubblicato integralmente, ma può essere ottenuto sul sito del prof. Brian Martin: http://www.uow.edu.au/arts/sts/bmartin/dissent/documents/AIDS/Wistar92.html</ref>.

Ancora Curtis scrisse a "Science"<ref name="ftn78">T. Curtis, AIDS Theories, "Science", 259, 1 gennaio 1993, 14.</ref>, ma la risposta di Koprowski fu l'apertura di una causa legale nei confronti di Curtis e "Rolling Stone"<ref name="ftn80">C. Holden, Koprowski sues rock mag, "Science", 259, 8 gennaio 1993, 180.</ref>.

Brian Martin e Louis Pascal

Già nel 1987 un ricercatore indipendente di nome Louis Pascal era giunto alle stesse conclusioni di Curtis e Elswood, ma a causa di disguidi, disinteresse e una lunga serie di rifiuti da parte delle riviste scientifiche, non era riuscito a pubblicarle. Il suo articolo viene pubblicato solo a fine 1991 come Working Papers dell'Università di Wollongong<ref name="ftn91">L. Pascal, What happens when science goes bad. The corruption of science and the origin of AIDS: a study in spontaneous generation, "Science and Technology Analysis Research Programme", Working Paper n. 9, University of Wollongong (AUS), dicembre 1991. Rimane un curioso mistero l'identità di Pascal (apparentemente uno pseudonimo), che ha comunicato con Martin, Curtis e Hooper solo per corrispondenza; E. Hooper, The River, pag. 365-74.</ref>, con l'appoggio del professore Brian Martin della facoltà di Science and Technology Studies, che ritiene che le difficoltà di pubblicazione di Louis Pascal siano un caso esemplare di "soppressione di dissenso"<ref name="ftn90">Suppression of dissent in inglese. Per maggiori approfondimenti consultare la pagina di Brian Martin: http://www.uow.edu.au/arts/sts/bmartin/dissent/</ref>.

Brian Martin ha studiato la controversia pubblicando diversi articoli sul tema.<ref name="ftn89">B. Martin, Stifling the media, "Nature", 363, 20 maggio 1993, 202; Brian Martin, "Peer review and the origin of AIDS -- a case study in rejected ideas", BioScience, vol. 43, no. 9, October 1993, pp. 624-627; Brian Martin, "Polio vaccines and the origin of AIDS: the career of a threatening idea", Townsend Letter for Doctors, #126, January 1994, pp. 97-100; Brian Martin, "Sticking a needle into science: the case of polio vaccines and the origin of AIDS", Social Studies of Science, Vol. 26, No. 2, May 1996, pp. 245-276; Brian Martin, "Political refutation of a scientific theory: the case of polio vaccines and the origin of AIDS", Health Care Analysis, Vol. 6, 1998, pp. 175-179; Brian Martin, Investigating the origin of AIDS: some ethical dimensions, Journal of Medical Ethics, Vol. 29, No. 4, August 2003, pp. 253-256; Brian Martin, "The Politics of a Scientific Meeting: the Origin-of-AIDS Debate at the Royal Society", Politics and the Life Sciences, Vol. 20, No. 2, September 2001, pp. 119-130 [published 2005; Brian Martin, "Contested testimony in scientific disputes: the case of the origins of AIDS", The Skeptic, Vol. 13, No. 3, 2007, pp. 52-58.</ref>.

Note

<references />